Real Bosco di Capodimonte

 

Il Real Bosco di Capodimonte nasce come riserva di caccia e si estende a ridosso della reggia per circa 134 ettari con oltre 400 diverse specie vegetali impiantate nel corso di due secoli. Un’area verde incontaminata che si affaccia sulla città e sul golfo di Napoli. Grazie al clima mite e all’attività di rinomati botanici sono state impiantate qui molte specie rare ed esotiche, tra le quali canfora e camelie provenienti dall’Asia, magnolie e taxodi delle Americhe ed eucalipti australiani.

Il vasto parco, nominato nel 2014 parco più bello d’Italia, fu progettato nel 1734 da Ferdinando Sanfelice, uno dei più grandi architetti del tardobarocco napoletano, che immagina due sezioni distinte per stile e funzione: il giardino vero e proprio nell’area intorno alla Reggia, con ampie aperture panoramiche sul golfo di Napoli, e il bosco per la caccia, disseminato di statue, grotte e costruzioni destinate ad usi diversi, come la chiesa, le manifatture e le aziende agricole.

Nella mappa che potrete scaricare qui sono indicate le aree e le informazioni utili come i parcheggi esterni (a pagamento), i servizi, le fontanine di acqua potabile, i beverini per i cani, gli ingressi principali e gli edifici del bosco

Piano topografico del Real Bosco di Capodimonte, 1785 ca. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

Informazioni pratiche
Ingresso libero

Orari di apertura

nei mesi di ottobre, febbraio e marzo: apertura ore 7.00 e chiusura ore 18.00

nei mesi di novembre, dicembre e gennaio: apertura ore 7.00 e chiusura ore 17.00

nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre: apertura ore 7.00 e chiusura ore 19.30

nei mesi di ottobre, febbraio e marzo: apertura ore 7.00 e chiusura ore 18.00.

Giorni di chiusura: Pasquetta

Gli orari potrebbero subire cambiamenti, vi invitiamo pertanto a consultare il sito ufficiale del museo e a seguire gli aggiornamenti pubblicati sui nostri canali social.

 

 

 

Attualmente il Real Bosco si compone di quattro aree principali:

 

 

Giardino Paesaggistico

Lo Spianato che circonda la Reggia, tra le due porte ottocentesche di accesso al Parco, Porta Piccola e Porta Grande, offre ai visitatori lo straordinario panorama del Belvedere che si apre sulla città e sul Golfo di Napoli. Il giardino presenta oggi un assetto frutto delle trasformazioni volute dai Savoia, a cui si devono le alte palme delle Canarie che circondano il palazzo e la scenografica fontana, composta da maestose figure e delfini di marmo bianco.

 

 

Giardino Anglo-Cinese

Il giardino anglo-cinese, una delle principali Delizie del Real Sito, conserva la conformazione di giardino all’inglese datagli intorno al 1840 da Friederich Dehnhardt capo-giardiniere dell’Orto Botanico: un giardino creato dall’uomo ad imitazione della natura, composizione armonica di praterie e boschetti con alberi secolari.

 

 

Giardino Tardo Barocco

La Porta di Mezzo è l’originario accesso al Bosco, una porta maestosa, un tempo arricchita da insegne reali di cui si conserva traccia nei gigli borbonici della bella cancellata di ferro. Quest’ingresso introduce, attraverso un ampio emiciclo, al tracciato settecentesco del Bosco, ispirato al giardino barocco, un giardino architettonico con impianto geometrico. Delineato nel 1735-1736 da Antonio Canevari, l’impianto fu ultimato d Ferdinando Fuga verso il 1760-1770. Dall’emiciclo partono cinque viali, che s’irradiano a ventaglio nel folto del Bosco, la cui vegetazione prevalente è costituita da lecci e da alcuni esemplari di tiglio, acero, roverella e carpino.

 

Giardino Paesaggistico Pastorale

L’area a nord del giardino tardo Barocco, da Porta Caccetta a Porta Miano, ospitava fino ai primi decenni dell’Ottocento, il cosiddetto Chiuso della Fagianeria, un recinto per la schiusa dei fagiani, alimentati col frumento coltivato nei terreni adiacenti e utilizzati per le battute di caccia reali. A partire dal 1835, i botanici Gussone e Dehnhardt hanno rimodellato il terreno creando finte colline e praterie, macchie a bosco ed alberature isolate, esotiche o autoctone. Un paesaggio pastorale in cui sopravvivono edifici monumentali come l’antica Fabbrica della Porcellana di Capodimonte (1744-1759) e la chiesa di San Gennaro, insieme a strutture legate alle attività produttive del Bosco come la Capraia, con locali per usi agricoli, stalle e rimesse.

 

 

 

Tra i viali si dispongono 17 edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti. Tra questi vi sono:

 

Palazzina dei Principi

L’elegante e sobrio edificio fondato dai Carmignano marchesi di Acquaviva è preesistente al Palazzo Reale. Nel 1826 venne destinato da Francesco I ad abitazione dei Reali Principi. I prospetti rivolti verso il cortile retrostante appaiono meno regolari e uniformi della facciata principale ed evidenziano la stratificazione subita dalla fabbrica fino al tardo Ottocento.

 

Manifattura di Porcellana

Dal 1743 al 1759 ospitò la famosa Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte, una delle Manifatture Reali fondate da Carlo di Borbone. Oggi sede dell’Istituto di Istruzione Superiore ad Indirizzo Raro per l’industria e l’artigianato Giovanni Caselli guidato dal dirigente scolastico Valter de Bartolomeis.

 

Chiesa di San Gennaro

Opera dell’architetto scenografo Ferdinando Sanfelice, fu eretta per volere di Carlo di Borbone nel 1745, destinata a parrocchia (1776) per coloro che lavoravano nel Bosco.

 

Cellaio

Fin dal Settecento qui erano conservati botti di vino, fascine, legna, ghiande ma anche grano, miglio, fagioli, fave, prodotti che assicuravano l’alimentazione alla selvaggina del Bosco o che erano messi in vendita. Oggi è sede di convegni, manifestazioni, oltre ad essere una sede espositiva del Museo.

 

Fagianeria

La Fagianeria, era anche detta Casa dei Fagiani forestieri perché destinata alla schiusa e al ricovero dei fagiani cinesi, americani e dei pavoni. La caccia a questo volatile, una delle predilette da Carlo di Borbone, era molto praticata nelle riserve reali. L’attuale edificio è frutto di un ripristino dell’originaria costruzione di cui sopravviveva solo uno dei due corpi di fabbrica per i custodi che fiancheggiavano il lungo locale per le gabbie dei fagiani.

 

Capraia

La Capraia era già nota nell’Ottocento come il “Casino della Capraia”, situato a breve distanza dalla Fagianeria e composto da due edifici rurali. Le due costruzioni, prima del 1836, quando furono restaurate ed abbellite, racchiudevano un cortile a giardino. Il fabbricato principale della Capraia includeva, al piano terra, locali per usi agricoli, stalle e rimessa e, al piano superiore, abitazioni. L’edificio, pur conservando l’impianto ottocentesco, è stato ampiamente ristrutturato nel Novecento. Si sviluppa su due piani, ha una copertura a tetto ed è privo di ornamenti e di articolazione volumetrica, se si esclude un’ampia terrazza ad oriente. L’altro piccolo manufatto del complesso, su due piani, è oggi allo stato di rudere.
La struttura ospita il Center for the Art and Architectural History of Port Cities / Centro per la Storia dell’Arte e dell’Architettura delle Città Portuali “La Capraia”

 

Giardino e Casamento Torre

Il Giardino Torre, posto al margine nordorientale del Bosco, è composto da numerosi alberi da frutto come lo era nel Settecento quando era noto con il nome di “Giardino di Biancour“, dato dalla provenienza e dal cognome della famiglia di giardinieri che lo ebbero in cura per la produzione di frutta pregiata per la “mensa del Re“, anche esotica: ananas, ma anche ribes e lamponi. Questo era il giardino delle delizie della famiglia reale, inoltre vi si coltivavano anche molte varietà di fiori e vi era annesso il vivaio al servizio del Bosco. Il giardino in particolare è stato interessato da una campagna di recupero a cura di Euphorbia Srl delle superfici a verde, ridisegnate secondo la geometria ottocentesca e dal ripristino delle zone prato. Sono stati effettuati anche lavori di diserbo e recupero delle murature, per restituire a questa zona del Giardino Torre l’antico ruolo di vivaio. A completamento dell’opera sono stati eseguiti anche lavori di pulizia e recupero delle fontane monumentali presenti e interventi conservativi di scale e cancelli.

 

Statua del Gigante

La statua fu ricomposta anche con frammenti antichi dallo scultore romano Giuseppe Canart, autore di opere scultoree e lavori di marmo nella reggia. Il busto e la testa con vaso provenienti da Palazzo Farnese a Roma furono trasferiti a Napoli nel 1763.